- IL CAPOLUOGO DELLA REGIONE CALABRIA
- LA CASA COMUNALE E LO STEMMA DELLA CITTÀ
- CENNI STORICI
- COSE NOTEVOLI
- CHIESE, ORATORI, MONASTERI
- PRINCIPALI PALAZZI E MONUMENTI
- IL SANTO PATRONO – SAN VITALIANO
- ARCIDIOCESI METROPOLITA CATANZARO – SQUILLACE
- MAPPA DELLA CITTA’
Il Capoluogo della Regione Calabria
Catanzaro (89.364 abitanti, censimento 2011) è la Città Capoluogo della Regione Calabria. Situata strategicamente nell’omonimo istmo – il punto più stretto della Penisola, appena 35 chilometri dalla costa jonica a quella tirrenica – è importante centro direzionale, commerciale e culturale, ospitando considerevoli funzioni amministrative di livello regionale.
E’ sede, come detto, del Governo della Regione Calabria, della I Corte d’Appello, dell’Ufficio scolastico regionale, del Comando Regionale Militare e della maggior parte degli uffici con competenza sull’intero territorio calabrese. Catanzaro è, dal 1982, sede universitaria statale (anche se nei secoli precedenti all’unificazione italiana era già sede di scuole universitarie). Il suo ateneo, denominato “Magna Grecia”, è imperniato sulle facoltà principali di medicina, farmacia e giurisprudenza, nonché su numerosi e innovativi corsi di laurea. E’ sede di Arcidiocesi Metropolìta. La Città è dotata di importanti e moderne strutture culturali, come il nuovo Teatro Politeama, progettato da Paolo Portoghesi; l’area museale del complesso monumentale del San Giovanni, sede di importanti mostre; l’Arena all’aperto “Magna Grecia”; nonché dell’Auditorium “Casalinuovo”.
Affacciata sul mare Jonio (vanta circa 8 chilometri di spiaggia e un porto peschereccio), Catanzaro è limitrofa al Parco archeologico di Scolacium.
La Casa Comunale e lo Stemma della città
Il Palazzo De Nobili, situato nella zona sud-est del centro storico, è la sede del Comune dal 1863. L’edificio è posto sulla via Jannoni, in posizione limitrofa alla Villa Margherita e a pochi passi dal Teatro Politeama. L’originario palazzo patrizio fu costruito, nei primi anni dell’Ottocento, da Emanuele De Nobili e dalla moglie, Olimpia Schipani, riprendendo i toni architettonici di una residenza estiva della stessa famiglia nobiliare. In quell’edificio, fu ricevuto con grande sfarzo Giuseppe Bonaparte (Emanuele De Nobili era stato Gran Ciambellano ai tempi di Gioacchino Murat).
Nel 1861, la famiglia De Nobili decise di cedere il prestigioso immobile al Comune; le trattative si conclusero nel 1863, con atto del Notar Spadola, per un prezzo di 67.998 lire. Il Palazzo, divenuto sede ufficiale del Governo cittadino, venne ingrandito e abbellito. Nel periodo 1935-1939 venne sopralevato per dotare gli uffici comunali di maggiori spazi. Gli elementi di maggiore pregio sono: la Sala del Consiglio (ristrutturata completamente nel 1989) ornata dagli affreschi di Tarcisio Bedini (su bozzetto originale di Ugo Ortona) che riprendono alcuni momenti centrali della storia cittadina; il Salone di Rappresentanza che, abbellito da stucchi e da un soffitto a cassettoni in legno al centro del quale spicca lo stemma della città (opera del pittore catanzarese Guido Parentela), mostra i ritratti a olio dei sindaci alcuni dei quali sono firmati da Cefaly, Pileggi e Parentela; la Sala delle Commissioni, abbellita da affreschi del maestro Sandro Russo (1995). Nel Gabinetto del sindaco, inoltre, si può ammirare una tela raffigurante una nobildonna il cui autore è un anonimo pittore inglese. Dopo l’acquisto da parte del Comune, il marmo grezzo di Gimigliano dei gradini dello scalone d’ingresso fu sostituito con marmo bianco.
L’elemento centrale dello stemma della Città di Catanzaro è l’aquila imperiale, privilegio accordato dall’imperatore Carlo V per premiare la strenua resistenza dei catanzaresi nel 1528 contro le truppe francesi fedeli ai Valois. Lo stemma è completato da uno scudo che riproduce i tre colli su cui si erge la Città e da un nastro azzurro, stretto dal becco dell’aquila, su cui è riportato il motto “Sanguinis effusione”. La descrizione più antica dello stemma si trova nel libro “Memorie historiche dell’illustrissima, famosissima, fedelissima città di Catanzaro” di Vincenzo D’Amato (1670): “Fa la città per la sua impresa un’aquila imperiale con la testa rivolta a destra, armata di corona, con le ali e coda sparse, in atto di sollevarsi a volo, nel di cui seno, che forma uno scudo, vi sono tre monti in campo vermiglio, sopra dei quali vi è una corona; tiene l’aquila col becco una fascia, nella quale sta questo motto delineato: “Sanguinis effusione” per dimostrare che col sangue dei suoi cittadini, mai sempre sparso, in servigio della Cattolica Corona, ha quell’aquila meritato, che le concesse la sempre gloriosa memoria dell’imperatore Carlo V per aggiungerla alla sua antica insegna”.
Il sito su cui sorge Catanzaro, al centro del Golfo di Squillace, è ricco di testimonianze paleolitiche e neolitiche. Poco hanno lasciato i Romani, ai quali si deve soprattutto la costruzione di strade tra cui l’importantissima Capua – Reggio del 132 a.C.
Il primo nome di rilievo inerente alla storia catanzarese è quello di Flavio Aurelio Cassiodoro, nato a Squillace nel 490, collaboratore dell’imperatore Teodorico, il quale fondò sul monte Coscia un centro di studi e di ricerche. Catanzaro, già nel nome, mostra le sue origini bizantine (la sua fondazione risale al IX-X secolo, esso deriva dal bizantino KATANTZA’RION, cioè città posta sotto un rilievo terrazzato.Secondo alcune ipotesi, proprio da questo periodo che vide lo sviluppo di officine per la lavorazione della seta importata dall’oriente e delle coltivazioni di gelso, deriva il nome attuale della città dal termine greco Katartarioi, ovvero filatori di seta. Antichi storici catanzaresi, raccontano che la città fu fondata nell’804 da due condottieri bizantini, Cattaro e Zaro, da cui derivò il nome Cattarozaro, in seguito Catanzaro. E’ però probabile che questa leggenda sia sorta per conferire maggiore veridicità alla storia o che sia stata tratta da qualche tradizione orale del tempo, o sia sorta per la necessità di avere degli eroi eponimi.
“Alta su una rupe ventosa ed aperta verso il mare Jonio” (L. Settembrini), Catanzaro dominava i traffici lungo un’antichissima e frequentatissima strada istmica tra Jonio e Tirreno. Il sito originario di Catanzaro fu il colle Pazzano o Greca, dove si rifugiarono le popolazioni rivierasche in fuga dalla malaria e dalle invasioni saracene. Nel 1059 il normanno Roberto Il Guiscardo conquista la città, che tutta conserverà a lungo nei secoli il carattere bizantino. Ai Bizantini si deve l’introduzione dell’arte della seta da cui Catanzaro trarrà fama e ricchezza. Agli inizi del Quattrocento, sotto il dominio Aragonese si ebbe un ulteriore periodo di sviluppo, dovuto all’antica tradizione della lavorazione e del commercio della seta. Nel 1519 Re Carlo V “riconosce” il Consolato dell’Arte della Seta, anche se gli Statuti dell’Arte della Seta, a noi pervenuti sono dell’8 maggio 1568, è certo che a Catanzaro l’Arte della seta era già florida in tempi precedenti.
Sarà lo stesso Carlo V ad assegnare alla città lo stemma onorifico rappresentante un’aquila coronata che sovrasta i tre colli della città di Catanzaro e recante la scritta “sanguinis effusione” che ricorda la valorosa impresa dei catanzaresi che difesero eroicamente la città dall’assedio. I vecchi quartieri artigiani Cocole, Filanda, Fondachello, Grecìa, Paesello e Zingarello, sorti in età medievale, sono un dedalo di viuzze strette e circolari che conservano i tratti dell’antica cittadella bizantina. Al feudalesimo normanno succedono prima gli Svevi, poi gli Angioini ed, infine, gli Aragonesi che frazionano il potere di uno Stato che stava appena nascendo sotto Federico II di Svevia. Per la città Catanzaro comincia il lento declino e l’isolamento dal resto dell’Italia.
Solo col Risorgimento la città uscirà dal suo lungo letargo. La seconda metà dell’Ottocento vede un cambiamento profondo nell’edilizia cittadina: viuzze e casupole fanno posto al lungo corso, l’attuale Corso Mazzini, tutt’oggi arteria principale della città. Ai bordi del Corso principale nascono una serie di caffè, di centri culturali e d’imponenti palazzi, opera non solo di maestri locali ma anche di artisti forestieri, tra i quali il fiorentino Federico Andreotti ed il figlio Enrico. A questi si deve la progettazione e decorazione del Palazzo Fazzari (1876), il Belvedere (Via F. De Seta o Bellavista) e la creazione di Villa Margherita.
Il Ponte Bisantis
Questo gigante dell’architettura fu realizzato nel 1962 dall’Arch. Riccardo Morandi (l’impresa costruttrice fu la Sogene di Roma). All’epoca della costruzione era il secondo ponte ad arco singolo in calcestruzzo armato in Europa e nel mondo per ampiezza della luce, dopo lo svedese Sandöbron. Questi alcuni dati tecnici che ne esaltano la grandezza dell’opera: ampiezza d’arco (luce) mt 231; altezza da fondo valle mt 110; lunghezza sede stradale mt 468,45. L’arco, costituito da due semiarchi indipendenti, ha una struttura scatolare larga in chiave 10,50 m e alla base 25 m. Al 1962 la centina del ponte di Catanzaro risultava la più grande costruita al mondo: alta 120 m, poteva resistere a raffiche di vento superiori ai 140 km/h. Per realizzarla vennero utilizzati 450 km di tubi di acciaio pesanti 2000 tonnellate totali e fissati tra loro con 245 mila giunti. Nel 1962 il Ponte – tra quelli ad arco costruiti in calcestruzzo armato – risultava il primo al mondo per altezza ed il secondo per luce; oggi è il secondo in Europa per altezza ed il primo e unico in Italia per luce, altezza e lunghezza. Il manufatto in cemento armato, per le dimensioni e per le caratteristiche, è un vero e proprio monumento di ingegneria e di architettura tanto da essere diventato un simbolo della città e tra i più famosi elementi identificativi della Calabria nel mondo.
Per ulteriori approfondimenti è possibile visitare la pagina Facebook Ponte 50.
Fontana monumentale de “Il Cavatore”
Opera di Giuseppe Rito (anni ’60 del XX secolo), posta in una nicchia “incastonata” nelle mura del complesso monumentale del San Giovanni, spicca per la cromia dovuta al contrasto tra una scultura in bronzo che celebra il lavoro umano e il basamento in granito grigio da cui scaturisce l’acqua, inseriti entrambi in una nicchia in laterizi di gusto neoclassico (costruita tra il 1869 e il 1874).
Complesso Monumentale del San Giovanni
Il Complesso monumentale San Giovanni è sorto tra il XV e il XVII secolo sui resti del distrutto castello normanno-svevo, eretto come struttura difensiva da Roberto il Guiscardo e costituito da una cortina muraria difesa da torri alte e merlate. utilizzando i materiali dell’imponente fortilizio.? Simbolo del potere feudale, il castello fu parzialmente distrutto nel ‘400 e con i suoi materiali fu edificata anche la Chiesa dei SS. Giovanni Battista ed Evangelista, sede di una delle più importanti confraternite della città. Nel 1589, la Congregazione dei Bianchi di Santa Croce, ottenne la concessione per poter realizzare nell’area un padiglione da adibire a ospedale. Nel 1663 i Padri Teresiani vi costruirono il loro convento. L’area ospitò, successivamente, l’ospedale, le carceri dell’Udienza, gli uffici del Genio militare. Del complesso fa parte anche l’artistica fontana con il nicchione dove é sistemata la statua del Cavatore, realizzata dal 1951 al 1954 dallo scultore calabrese Giuseppe Rito e ancora il grande piazzale panoramico, la Torre di Carlo V e le restanti mura del castello. Il San Giovanni vanta una grande area espositiva, disposta su due piani. Vi si accede da una bella scalinata che porta al cortile interno e quindi alle numerose sale. Oggi il Complesso monumentale, dopo accurati restauri, è diventato uno dei più importanti e prestigiosi poli culturali ed espositivi dell’Italia Meridionale.
Gallerie sotterranee del San Giovanni
Ad aprile 2017 le antiche “segrete” del castello normanno sono state riportate alla luce in piena sicurezza e nelle migliori condizioni di fruibilità grazie ad un complesso intervento di riqualificazione da parte dell’amministrazione comunale. Le Gallerie del San Giovanni, sorte sui resti del Castello Normanno (1070 circa), hanno subito nel corso dei secoli destinazioni d’uso differenti, prima come ospedale, intorno al XVI sec., grazie alla congregazione dei Bianchi di Santa Croce, poi come convento dai Padri Teresiani, intorno alla metà del XVII sec., per divenire successivamente sede degli uffici del genio militare e, infine, del carcere. I camminamenti sotterranei, misteriosi e trasudanti un passato a molti ancora sconosciuto, riportati in parte alla luce, dovevano non solo consentire in passato alla Signoria un collegamento agevole con l’altro momento del potere, quello religioso, ma anche permettere l’agevole spostamento di soldati in caso di attacco o di fuga.Il nuovo “contenitore” culturale, pensato anche per ospitare incontri ed iniziative espositive, ha subito mostrato tutte le sue potenzialità strategiche per il rilancio del centro storico.
Villa Margherita
Sorge sul terreno che fu dell’ex Convento di Santa Chiara, oggi Caserma dei Carabinieri. Il parco sorge a un’altitudine di 320 metri sul livello del mare e conferisce alla Villa l’aspetto di un’ampia terrazza sulla quale si apre un panorama stupendo, che spazia dai monti della Sila fino alle coste di Capo Rizzuto. Primo giardino pubblico della città, la Villa fu progettata dagli architetti Andreotti e quindi arricchita di giardini estesi e lussureggianti, disegnati dall’architetto Feher. Inaugurata il 21 gennaio 1881, in occasione della visita della Famiglia reale, la villa fu intitolata Villa Margherita, in onore della regina. Alla fine della seconda guerra mondiale, prese il nome di Villa Trieste, ma dopo i recenti lavori di recupero e ristrutturazione, è tornata al suo nome originario di Villa Margherita e al suo originario splendore. All’interno della Villa sono insediati la Biblioteca Comunale “F. de Nobili”, che conserva migliaia di volumi, pergamene e manoscritti molto antichi e il Museo Numismatico Provinciale.
La balconata di Bellavista
Dalla “Balconata di Bellavista”, uno dei punti di confine del centro storico, lo sguardo si perde all’orizzonte in un panorama mozzafiato che abbraccia tutta la costa ionica e che era nel XVII secolo una meta prediletta dai ricchi giovani aristocratici britannici che partivano da soli alla scoperta dell’Europa. Era l’epoca del “Grand Tour”, il lungo viaggio nell’Europa continentale che prevedeva una tappa nel meridione d’Italia e precisamente in Calabria, perché forte era il richiamo della natura incontaminata che si svelava nel suo intero splendore agli occhi increduli del viaggiatore. Durante questi viaggi molti scrittori, artisti e viaggiatori furono “rapiti” dalle vedute di Catanzaro tanto da chiamarla “la regina dei panorami”.
Palazzo Fazzari
Oltre a essere un simbolo della città, l’edificio rappresenta un esempio importante di architettura eclettica nel panorama del costruito catanzarese e calabrese in genere, in cui si fondono insieme connessioni fiorentine e cultura locale. Situato nell’antico quartiere della Giudecca e sul luogo ove esisteva la sinagoga degli ebrei, fu voluto dal generale garibaldino Achille Fazzari e costruito tra il 1870 e il 1874 dall’architetto fiorentino Federico Andreotti che, con il fratello Enrico, realizzò nei saloni del piano nobile lo splendido ciclo degli affreschi con motivi a grottesca. Grande importanza rivestono l’interno, con l’ampio scalone decorato in finto marmo a stucco, le sale con arredi ottocenteschi d’epoca e l’elegante affresco liberty del salone principale realizzato da Alfonso Frangipane. Da segnalare, al piano terra, l’antica farmacia Leone che, realizzata tra il 1893 e il 1895 da Federico Leone e dai suoi nipoti Nicola e Alfonso, rappresenta un vero e proprio monumento della città.
Teatro Politeama
Il più giovane tra i grandi teatri italiani. La sua fresca ed esaltante esperienza affonda le radici nell’antica tradizione teatrale cittadina che ebbe nel Teatro Real Francesco, poi Teatro Comunale, il suo cuore pulsante, schiantato dal piccone demolitore nei primi mesi del 1938, dopo 108 anni di vita. L’architetto si è attenuto, sotto questo aspetto, alla tradizione del teatro classico all’italiana. E così il parterre, che contiene ordini di posti per 380 spettatori, segue un movimento ondulatorio su una superficie quasi concava. Lungo la linea curva della sala, si affacciano i cinque ordini di palchi, decorati da stelle a sette punte (anche questo è un simbolo musicale) e che possono ospitare altri 550 spettatori. Il palcoscenico, con le sue ampie dimensioni e le sue dotazioni tecnologiche, consente lo svolgimento dei vari generi di spettacolo, dalla grande lirica alla sinfonica, dalla danza all’operetta, dalla prosa al musical. Nella piazza dell’ingresso è stata posta una fontana artistica disegnata dallo stesso Portoghesi.
Il Parco delle Biodiversità ed il Parco internazionale della scultura
E’ un’area verde che si estende per 60 ettari nel cuore della città di Catanzaro. Il Parco, inaugurato nel 2004, nasce dalla riqualificazione ambientale della vecchia azienda della locale Scuola Agraria, da decenni in preda al degrado e alla incuria. Oggi il Parco è un ecosistema in cui convivono grandi varietà floristiche e faunistiche ed è soprattutto un sistema multitematico in cui la dimensione naturalistica si intreccia a quella culturale, sportiva e ludica. Al suo interno il Parco ospita le sedi del CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici), del MUSMI (Museo Storico Militare “Brigata Catanzaro”) e del Corpo di Polizia Provinciale. Dal 2005 il Parco archeologico di Scolacium ospita la rassegna “Intersezioni”, durante la quale vengono esposte temporaneamente opere di artisti contemporanei. Alcune di queste opere sono state collocate definitivamente al Parco delle Biodiversità, creando un vero e proprio museo all’aperto. Tra queste “Cast Glances” di Tony Cragg; “L’uomo che misura le nuvole” di Jan Fabre; “I testimoni” di Mimmo Paladino; “Seven Times” di Anthony Gormley; “Uomo” e “Ballerina” di Stephan Balkenhol; “Betoniera” di Wim Delvoye; “Totem” di Marc Quinn, “Baci elettrici” di Michelangelo Pistoletto.
Il lungomare e la spiaggia di Giovino
Catanzaro Lido è il quartiere costiero di Catanzaro: situato in linea d’aria 8 km (16 km percorrendo la SP17) a sud rispetto al centro cittadino, si estende per circa 5 chilometri lungo la costa ionica. Viene considerato dai cittadini catanzaresi come un vero e proprio centro cittadino sul mare, il “centro turistico-balneare” di Catanzaro. Nel quartiere è presente un lungomare di circa 2 chilometri lungo il quale sono situati numerosi centri di ristorazione, bar, locali notturni e alberghi. Proprio dal quartiere inizia il tratto di costa di circa 20 chilometri che arriva fino a Soverato, altro tratto soggetto ad importanti flussi turistici estivi. In località Casciolino è presente un piccolo porto rifugio che garantisce ormeggi sicuri per le basche dei pescatori della zona che ogni giorno assicurano il pescato ai ristoranti locali. È inoltre stato realizzato un ulteriore tratto di circa 1 chilometro di lungomare in località Giovino. Quest’area, destinata ad una fase di maggiore sviluppo su tutto il litorale, è caratterizzata da un’ampia spiaggia bianca costellata di lidi e da una splendida pineta con deliziosi chioschetti e aree attrezzate.
Chiese, Oratori, Monasteri
Cattedrale di Santa Maria Assunta e dei Santi Pietro e Paolo – 1121 (Il Duomo)
In fase di ristrutturazione
L’attuale edificio sorge sulle rovine dell’antica chiesa del 1064 consacrata al culto dell’Assunta e dei Santi Pietro e Paolo, distrutta più volte da terremoti, incendi e dai bombardamenti del ’43. La nuova costruzione, inaugurata nel 1960, rispetta l’originaria planimetria. Il campanile sormontato dalla statua in bronzo dell’Assunta, dello scultore Giuseppe Rito, é alto 42 mt. La struttura è a croce latina. La navata centrale ospita dieci quadri di Lorenzo Jovino da Salerno a cui si deve anche l’arco trionfale rappresentante la S.S. Trinità.
Basilica Minore di Maria SS. Immacolata
La Basilica dell’Immacolata rappresenta per i catanzaresi l’edificio più caro alla memoria in quanto si lega indissolubilmente con il culto alla SS. Vergine Immacolata patrona della città. L’originaria struttura ad aula della chiesa francescana del XIII secolo è stata più volte rimaneggiata. La facciata è neoclassica.
Chiesa di S. Giovanni Battista
Costruita presumibilmente tra la fine del ‘400 ed ampliata intorno al 1532. Fu eretta dalla Confraternita di San Giovanni Battista ed Evangelista e i suoi Confrati sono Cavalieri di Malta ad honorem. La facciata della chiesa tardorinascimentale è vivacizzata da una scala ellissoidale costruita successivamente e da un portale scolpito in pietra locale. Sovrasta il portale una nicchia che ospita la statua del Santo.
Chiesa e Oratorio di S. Maria del Carmine
Già dell’Ordine dei PP. Carmelitani Calzati nel 1602 è situata nel quartiere della Grecìa, toponimo conservato che indica il nucleo originario della città di fondazione bizantina situato a sud-est dell’attuale centro storico. Del XVII – XVIII sec., e quindi accostabile all’oratorio del Rosario,è l’oratorio del Carmine. Particolarmente interessanti l’altare e gli arredi in legno riccamente intagliato risalenti al XVII sec.
Chiesetta di S. Omobono
Questa chiesetta medievale sorge all’inizio di via Vincenzo De Grazia. È legata ad alcune anti¬che leggende, riportate da alcuni storici locali, che la vogliono costruita su un antichissimo tempio del Sole esistente nella parte ovest della città. Qui la confraternita dei Sarti era già operante nel 1620. Ha pianta rettangolare e presenta resti di archi ciechi decorativi di ispirazione normanno-bizantina.
Chiesa del Monte dei Morti e della Misericordia
Benché la data sulla facciata della chiesa del Monte riporti la data del 1728, la storia di questo edificio sacro e caro ai catanzaresi, risale al sec. XVII. Nel secolo XV alcuni notabili calabresi fondarono il Monte della Misericordia attraverso il quale venivano raccolti fondi per compiere opere di carità a suffragio dei defunti. Con il capitale (monte) raccolto fu costruita una Cappella per le Anime del Purgatorio. Nel 1739 fu inaugurata la chiesa. La cupola centrale del 1769 è decorata da un quadro di S. Filippo Neri circondato da quattro Evangelisti. All’interno della chiesa sono conservate, tra le altre, quattro tele del catanzarese Stadera del 1753 ed una Madonna con Angeli di Giovanni Del Prete del 1642. Sul portale un Crocifisso in cartapesta del’600.
Chiesa dell’Osservanza
La tradizione vuole che la chiesa e l’annesso convento, siano sorti nel luogo dell’antica cappella della Madonna della Ginestra consacrata nel’400 e poi rimaneggiata conserva la statua della Madonna delle Grazie di Antonello Gagini, oggi posta al centro dell’edicola nel presbiterio e il cui scannello si trova nel fastigio dell’altare di S. Teresa. Celebre anche la celebre croce reliquiario del 1535, commissionata dal frate francescano, con crocefisso, storie della vita della Vergine e di Cristo (recto) e con l’Albero Serafico (verso): una sorta di genealogia dell’Ordine Francescano del quale illustra i Santi e i Beati.
Chiesa di S. Maria del Mezzogiorno
Risalente al secolo IX –XI, prende il nome dal suo orientamento liturgico verso sud-est. La tradizione vuole che lo storico tempio mariano deve il suo nome a un evento miracoloso. Narra la leggenda che prima della costruzione della chiesa, nell’orto attiguo, su un albero di fico, appariva ogni giorno a mezzogiorno una bella signora identificata con la Madonna che distribuiva pane e fichi ad alcune persone del luogo e ai bimbi in particolare, riuscendo così a sfamarli nonostante la grande carestia.
Chiesa e Oratorio della SS. Annunziata o di S. Domenico seu del SS. Rosario
Già dell’Ordine dei PP. Predicatori o Domenicani nel 1401 rappresenta un notevole esempio d’architettura quattro-cinquecentesca con rifacimenti sette-ottocenteschi dovuti ai continui terremoti. Adiacente alla chiesa è situato l’omonimo Oratorio con interni decorati in stucchi, intagli e parati risalenti al sec. XVII. Il soffitto, un tempo decorato da intagli in legno di stile barocco, ospita un affresco del pittore D. Grillo risalente ai primi del secolo. E’ stato sede della corporazione dei setaioli.
Chiesa di S. Maria de Plateis in S. Anna
Le vicende storiche della chiesa di S. Anna sono intimamente collegate con l’antica parrocchia di S. Maria de Plateis o della Piazza collocata, prima del suo abbattimento a causa dei danni provocati dal terremoto del 1783, nel largo antistante la chiesa del Collegio del Gesù, la cortina di palazzi del rione Paesello – abbattuto in epoca fascista – e il palazzo Morano che divenne successivamente sede della Regia Udienza e attualmente sede della Prefettura. In città è forte la devozione a S. Anna da parte delle partorienti di cui è protettrice e le quali, ancora oggi, come ex voto, depon¬gono ai piedi dell’altare maggiore numerosi fiocchi azzurri e rosa.
Chiesa e Convento di Santa Maria della Stella
È una chiesa conventuale dell’Ordine delle Clarisse Francescane Cappuccine ed è il quarto monastero femminile costruito in città. Si trovava nel quartiere del Vescovato a cavallo tra le parrocchie di S. Biagio e di S. Maria de Meridei, in quella parte del quartiere che venne in seguito chiamata Stella. È una chiesa conventuale dell’Ordine delle Clarisse Francescane Cappuccine ed è il quarto monastero femminile costruito in città. Si trovava nel quartiere del Vescovato a cavallo tra le parrocchie di S. Biagio e di S. Maria de Meridei, in quella parte del quartiere che venne in seguito chiamata Stella.
Chiesa di S. Angelo de Siclis
L’antica chiesetta di S. Angelo è tra le più antiche testimonianze architettoniche legate al commercio dei manufatti tessili serici per i quali Catanzaro ha alle spalle una lunga tradizione artigianale. Nella piazza odierna di Sant’Angelo, tra la via Marincola Politi e la storica via Case Arse, in quello che era definito in antico il rione Paradiso, sorge questo duecentesco tempietto, tra i più antichi ristretti parrocchiali di Catanzaro. Danneggiata dai vari terremoti, rimase chiusa per molto tempo fino a che la famiglia Marincola non provvide nell’Ottocento a restaurarla, a proprie spese, ripristinandola al culto.
Chiesa e Convento delle Convertite di Santa Maria Maddalena
La cinquecentesca chiesa della Maddalena venne edificata con l’annesso monastero, nel 1560 sotto il pontificato di Pio IV e il presulato di mons. Ascanio Geraldini. Non fu una casa di semplici pentite, ma un autentico asceterio religioso in seguito posto sotto l’influsso della spiritualità cappuccina di quel monastero e sotto la regola del terz’ordine regolare francescano. La chiesa conobbe diversi restauri: nel 1888 il parroco D. Vitaliano dei baroni Perrone, rifece ed abbellì il tetto; dopo il 1914, anno in cui la chiesa fu scelta quale alloggio per i militari, venne nuovamente restaurata e riaperta al culto l’8 novembre del 1930, con la benedizione di mons. Giovanni Fiorentini, anno in cui fu rifatto il prospetto che presenta un’impostazione neoclassica.
Chiesa di S. Maria d’Ognissanti detta di S. Rocchello
La chiesa di S. Maria d’Ognissanti, così come si tramanda, era al centro di un “ristretto” il cui territorio parrocchiale, come afferma il De Nobili, era posto ai confini di quello di S. Maria de Figulis e prima delle parrocchie esistenti, nel quartiere greco, di S. Nicola Favatà e di S. Maria di Cataro. Il monastero, oggi sede della caserma “Soveria Mannelli”, fu voluta dal popolo catanzarese all’indomani della pestilenza del 1562 ed in seguito ad una leggenda, che vuole l’apparizione di S. Rocco fuori la Porta di Mare, all’artigiano appestato Pignero Cimino, al quale consegnò un unguento miracoloso che liberò la città ed i suoi abitanti dall’epidemia.
Chiesa e Convento di S. Francesco di Paola o dell’Addolorata
La chiesa e il convento sorgono sull’estrema propaggine del colle denominato anticamente di S. Trifone mutato poi in S. Rocco dopo la costruzione, nel 1565, dell’omonimo convento delle suore Claustrali del Terz’Ordine di S. Domenico. Il complesso ed in particolare la chiesa, rappresenta ancora oggi un simbolo di amore e devozione nei confronti del “ Beato Francesco da Paola di Nation Calabrese “ da parte di una città e di una intera provincia “ che per favor del Signore co’ i suoi miracoli è illustrata sanando infermi e altri miracolosi fatti operando, i quali senza special gratia non possono da gli huomini operarsi”.
Chiesa di S. Maria de Figulis detta di Montecorvino
Alla fine del 1600 il perimetro della città di Catanzaro era diviso in 18 parrocchie e la chiesa di S. Maria de Figulis apparteneva alla circoscrizione del quartiere del Vescovato insieme alle parrocchie di S. Pancrazio, di S. Maria de Meridie, di S. Nicola Coracitano, di S. Nicola Malacinadi, di S. Biagio e di S. Stefano de’ Malfitanis, già sinagoga degli ebrei. Dedicata a Maria SS. delle Grazie, fu solo successivamente detta di Montecorvino, per il numero enorme di corvi che, in un dato periodo dell’anno, si annidavano tra gli alberi dei numerosi “orti urbani” ancora oggi presenti nelle vicinanze del sacro edificio.
Chiesa di S. Nicola di Morano o delle Donne
Il più antico documento su questa chiesa medievale ci riporta la vendita, nella Catanzaro del duecento, di una casa di argilla cruda e di un’altra abitazione poste nel quartiere periferico e ristretto parrocchiale di S. Nicola Ustunci o de Rustunci che, alcuni storici, propendono identificare con il nome più antico della chiesa di S. Nicola di Morano. Il titolo “delle Donne” non è da attribuirsi alla «frequenza delle quali diedeli il nome», bensì al culto riservato al Santo Vescovo di Mira da sempre patrono delle ragazze da marito in quanto fu lui che, venuto a sapere che un vicino di casa caduto in miseria non potendo fare una adeguata dote alle tre figlie progettò di destinarle alla prostituzione, pensò allora di intervenire gettando di nascosto nella casa da una finestra e per tre notti di seguito tre involti d’oro che permisero di costituire la dote per le tre vergini a cui salvò la sorte.
Principali Palazzi e Monumenti
Palazzo Alemanni (già sede della Giunta regionale della Calabria)
È tra i palazzi più conosciuti dai catanzaresi. Edificato in due fasi della famiglia nobiliare Alemanni dei baroni di Tiriolo, rivela alla base, per la sua impostazione architettonico-morfologica, un’alta conoscenza dell’architettura dell’e¬poca legata a un progettista di cui, però, non si conosce il nome. I prospetti, infatti, sono interessati da una decorazione ottocentesca ricercata, di gusto neoclassico. È un grande edifìcio a corte centrale che presenta elementi linguistico-formali tipici dell’epoca, come il portale in granito, sormontato dallo stemma nobiliare in marmo bianco, la corte e lo scalone di rappresentanza, con la tipica scala a doppia rampa. Attualmente ospita la sede di rappresentanza della Presidenza della Giunta Regionale della Calabria.
Palazzo Grimaldi-Montuori (Camera di Commercio)
II palazzo Grimaldi-Montuori è oggi più comunemente conosciuto come Camera di Commercio. Questo edificio, meglio di tutti gli altri su corso Mazzini, rappresenta quanto venne realizzato negli anni ’70 dell’800 a Catanzaro a causa dei lavori che interessarono la rettifica e l’allineamento delle facciate sulla principale arteria cittadina. Il fabbricato, infatti, fu in quegli anni espropriato e con il progetto di massima del 1877 fu demolito e arretrato, lungo il fronte stradale dell’allora corso Vittorio Emanuele, di ben 7,50 metri circa. Ciò non alterò la mole dell’edificio che ancora oggi rappresenta una delle emergenze architettoniche più belle della città. In seguito a questi lavori fu acquistato dall’Ente Camerale che provvide a restaurarlo secondo il gusto dell’epoca.
Palazzo della Prefettura (già Palazzo della Provincia)
L’attuale complesso del palazzo della Prefettura consta di due edifici: il palazzo del Governo, già della famiglia Morano, acquistato nel 1595 per la Regia Udienza (posto di fronte la basilica dell’Immacolata) e il vecchio edifìcio liberty dell’Amministrazione provinciale. Quest’ultimo fu edificato sul sito dell’antico palazzo Larussa, negli anni Venti del Novecento, su progetto dell’architetto Barbieri di Milano. Qui la Provincia mantenne i suoi uffici fino agli anni Sessanta, quando si trasferì nel nuovo Palazzo di Vetro disegnato dall’architetto catanzarese Saul Greco. Da quel momento è diventato sede della Prefettura. La sua massiccia e imponente facciata si erge sul corso principale della città ed è caratterizzata, alla base, da un bugnato a larghi conci in pietra artificiale squadrata. Mascheroni, festoni, balconcini balaustrati, fregi e finestre con ricche cimase costituiscono il suo ricco patrimonio decorativo.
Palazzo Mancusi
Il palazzo sorge lungo la via anticamente denominata dei Casali, di importanza storica, appartiene ancora oggi all’omonima famiglia nobiliare di Cicala. Parte dell’edificio, prima appartenente alla famiglia Pascali, fu acquistato nel 1900 da Benedetto Mancusi, Grande Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce della Corona d’Italia, dove si stabilì con la famiglia. Diverse integrazioni nei secoli subite dall’edificio, in più fasi costruttive, ne hanno definito l’attuale struttura. Una zona del piano terra riporta i resti di un convento del XIII secolo. All’interno è possibile notare i particolari soffitti bassi delle stanze e l’ampio spessore dei muri. Sono presenti parti originarie del XV – XVI secolo, relative all’arco del portale bugnato in pietra, sul quale spicca lo stemma della famiglia Mancusi, mentre il portale in legno è conservato nella sua integrità insieme ad elementi ornamentali in ferro e ghisa che lo compongono e risale al XVIII secolo.
Palazzo Ricca
II palazzo tardo cinquecentesco apparteneva all’antica famiglia Ricca di origine spagnola iscritta alla nobiltà di Catanzaro e Taverna. Si trova sulla piazza di quello che ancora oggi è tra gli antichi e più conosciuti rioni storici della città: il Pianicello. L’organismo, di grandi dimensioni, non ha all’esterno particolari accenti formali, ma si pone tra gli esempi più importanti del panorama architettonico cinquecentesco catanzarese, poiché ha una tipologia esterna caratterizzata dall’esistenza di due portali gemelli in calcarenite. I portali appartengono alla tradizione architettonico-decorativa calabrese caratterizzata dai classici conci lavorati a punta di diamante che si alternano ai conci a bugne, dalla chiave costituita dalla classica voluta a motivo fitomorfo a ricciolo, e dai due plinti decorati, alle basi, da specchiature.
Palazzo Ferrari-De Riso
Sito sulla via dei Coppolari, e posto di fronte la chiesa di S. Omobono, risale al tardo 500. Denominato in alcuni documenti del ‘700 come palazzo “il Salvatore” per la vicinanza alla suddetta chiesetta, ha un portale molto ampio e, rispetto ad altri, più imponente; è caratterizzato da bugne specchiate alternate a bugne a punta di diamante con particolari decori a “ricciolo” che rappresentano per la città, nelle caratteristi che formali, elementi di spicco. Il palazzo Ferrari-De Riso rispecchia in pieno i rifacimenti subiti nel XVIII secolo, allorquando la struttura tardo cinquecentesca riportò seri danni a causa dei terremoti del 1638 e del 1744. Nell’800, a causa di motivi ereditari, parte del palazzo è stata suddivisa in varie unità abitative alle quali si assicurò l’accesso attraverso la costruzione di un ballatoio, posto sul lato ovest della corte, realizzato in ghisa e proveniente da ferriere napoletane.
Palazzo Anania
II palazzo è datato al 1622, come riportato nell’epigrafe dello stemma: «Baldassarre Anania Anno MDCXXII». All’esterno non presenta alcun tipo di decorazione ed è caratterizzato da una estrema semplicità. Al contrario, l’edifìcio si evidenzia per la corte interna alla quale si accede da un piccolo portale in laterizio, posto sulla via De Grazia e sormontato dallo stemma lapideo della famiglia, e da un androne, di piccole dimensioni, un tempo coperto da una controsoffittatura di incannucciato. La corte conserva tracce dell’antica pavimentazione e la cisterna per l’acqua, che serviva da fontana e lavatoio, costruita nel 1632 (la data è scolpita). In questo periodo il palazzo fu arricchito anche da un sistema di approvvigionamento idrico, caratteristico e comune a molti degli edifìci nobiliari catanzaresi.
Palazzo Rocca-Grimaldi
Ha una corte centrale ed è tra gli esempi più belli e raffinati presenti in città. Costruito presumibilmente tra il XVIII e il XIX secolo, sorge nella centralissima piazza del SS. Rosario ad angolo con la salita Tribunali. I due piani, piano terra e piano nobile, di cui esso è formato, rivelano un progetto compositivo che privilegia il gusto della ricercatezza nella decorazione (man mano che dal basso procede verso l’alto), riscontrabile nella fattura pensata in generale per l’intera facciata (paraste, fasce e cornici marcapiano in stucco modanato dal gusto neoclassico, ringhie¬re in ghisa…), ma, in particolare, per i balconi che si collocano con un modulo costante. Anche palazzo Rocca-Grimaldi ha un’elegante corte ottocentesca chiusa dallo scalone di rappresentanza a doppia rampa. In questo palazzo abitò Bernardino Grimaldi, avvocato e parlamentare, famoso per la sua vastissima cultura.
Palazzo Ruggero-Raffaelli (già Convento dei Paolotti o dei PP. Minimi)
Posto alla fine di corso Mazzini all’incrocio con via de Seta, già Bellavista, è da considerarsi tra i manufatti architettonici più interessanti e imponenti prospicienti l’antica via della Villa. Il palazzo, a corte centrale, è addossato alla cinquecentesca chiesa di S. Francesco di Paola e ha due facciate che si discostano completamente l’una dall’altra. All’indomani della sua soppressione, avvenuta una prima volta dopo il terre¬moto del 1783 e una seconda volta nel periodo murattiano, fu venduto a privati e trasformato in edificio residenziale. Nel 1881 la parte di fabbricato prospiciente il corso Mazzini, denominata “Casa Ruggero”, fu interessata da alcuni lavori di ristrutturazione che causarono il taglio dell’intera facciata. Durante tali lavori vennero alla luce strutture dell’antico chiostro (voltato a botte e a crociera) e di una cisterna che oggi sono in parte visibili all’interno di un locale seminterrato sito su via De Seta.
Palazzo Gironda-Veraldi
Questo palazzo, ai più sconosciuto, è sito nel rione di S. Maria di Mezzogiorno, sulla strada che dal Pianicello porta al rione Stella. Vi si accede da uno stretto vicolo che immette in un vestibolo voltato a crociera, ai lati del quale c’erano le scuderie, attraverso cui si accede alle scale. La sua particolarità, benché presenti elementi decorativi esterni interessanti (mensole in marmo verde di Gimigliano, ringhiere in ghisa …), sta nella ricchezza interna dell’androne dove è allocato l’ottocentesco scalone centrale a pianta quadrata. Interessante è anche il giardino retrostante dove si conserva, all’interno di una nicchia posta sul muro di confine, una scena romantica di due amanti realizzata su maioliche ottocentesche.
Palazzo De Riso
L’edificio presenta caratteri compositivi unici, rispetto gli organismi che si affacciano sulla via De Seta, dai quali se ne discosta per la tipologia e per la ricerca formale degli elementi decorativi e stilistici. Posto ad angolo tra la via De Seta e il Vico I Bellavista, è caratterizzato da una pianta a “C”, al centro della quale, si colloca la piccola corte, preceduta da un androne coperto da volte a botte, e seguita dall’ampio corpo scala, coperto da una volta a padiglione al centro della quale spicca lo stemma della famiglia dei marchesi De Riso e altre decorazioni dipinte a trompe d’oeile. Questa residenza è da annoverare tra le tante appartenenti alla famiglia dei Marchesi De Riso, che venivano riconosciuti in base al luogo della città ove risiedevano.
Palazzo Menichini
II palazzo, danneggiato dai bombardamenti del 1943, è tra le architetture civili più importanti della città poiché le sue caratteristiche lo avvicinano a più noti esempi di palazzi quattro-cinquecenteschi presenti a Napoli, ma anche nel resto d’Italia. Di grande importanza è, infatti, il portale dorico che, nella sua composizione formale, ricorda il ben più noto esempio del Vignola costruito per il Palazzo Farnese a Caprarola; degna di nota anche l’unica loggia con mensole a sbalzo tipiche dell’epoca e la tecnica del “civato” con cui è stata rafforzata la muratura in pietra a faccia vista della facciata principale.
Torre Cavallara XVI sec.
Sopra l’abitato del quartiere Lido, sorge una torre cinquecentesca a pianta quadrata, su due livelli, con corpo parallelepipedo e base tronco-piramidale, secondo i canoni più tipici di tali costruzioni del periodo. E’ uno degli edifici che componevano il sistema difensivo costiero della Calabria, collegata con gli altri impianti di avvistamento sul mare e con le fortificazioni del territorio interno. L’elemento che la caratterizza è la poderosa scala con struttura ad arco che consentiva, mediante ponte levatoio oggi scomparso, l’accesso al primo piano. Il livello più basso è costituito da un solo vano voltato a botte, quadripartito da un grosso pilastro centrale non ascrivibile all’età di fondazione dell’edificio. L’unica apertura di ingresso a pian terreno è presente in corrispondenza della scala esterna, semi nascosta dal corpo di quest’ultima. Vari ambienti intercomunicanti componevano il piano superiore, presumibile risultato di ricostruzioni e rifacimenti in epoche successive. La copertura, oggi totalmente scomparsa, era a due falde ricoperte da tegole e struttura lignea.
Madonna col Bambino
Sito nel portico della Cattedrale, il gruppo statuario in marmo, di stile bizantineggiante, fu scolpito a tuttotondo intorno al 1591. Fu donato al Duomo dalla famiglia Morano, di cui porta sul basamento lo stemma. Ad oggi non si conosce l’autore dell’opera, ma si suppone possa trattarsi di un seguace di Antonello Gagini, scultore palermitano di bottega messinese.
Giustizia e Libertà
Scultura in bronzo opera di Giuseppe Rito, posta nell’atrio del Palazzo di Giustizia, sito nella centralissima piazza Matteotti.
Monumento ai Caduti della Grande Guerra 1915-1918
Situato in Piazza G. Matteotti, è un poderoso gruppo scultoreo in bronzo di connotazione classica. Opera di Michele Guerrisi (1893-1963). Inaugurato nel 1933 e parzialmente danneggiato dai bombardamenti del 1943.
Monumento al generale garibaldino Francesco Stocco
Statua marmorea a tutto tondo su plinto neoclassico, opera dello scultore Francesco Scerbo (1898). Collocato originariamente nell’attuale piazza Matteotti, è situato del 1939 nella piazza che dal generale prende il nome.
Fontana di Santa Caterina
Fontana monumentale realizzata la fine del XIX dalla Société Anonyme des Hauts-Forneaux & Fonderiese du Val D’Osne, la più grande e prestigiosa fonderia d’Europa. I gioielli in ghisa realizzati da questa fonderia adornano le più importanti città Europee. La fontana è stata creata dallo scultore Mathurin Moreau.
Monumento dell’Assunta Posta sopra la torre campanaria della Cattedrale (alta 42 mt.) la statua in bronzo dell’Assunta, è stata realizzata dallo scultore calabrese Giuseppe Rito.
Chiostro dell’Osservanza
Fondato con bolla papale del 16 dicembre 1457 e costruito tra il 1470 e il 1540. Delle strutture originarie, ampiamente rimaneggiate e oggi sede del Centro medico Legale, si conserva il bel chiostro archiacuto in pietra tenera locale.
Il Santo Patrono – San Vitaliano
Il Santo Patrono di Catanzaro è Vitaliano, Vescovo di Capua, vissuto alla fine del VII secolo. Viene festeggiato solennemente il 16 luglio. Le sue reliquie, secondo la tradizione, vennero portate nella città calabrese nel 1121 da papa Callisto II in occasione dell’inaugurazione della Cattedrale normanna. Sono conservate nel busto d’argento del Santo nella ricostruita Cattedrale. San Vitaliano nacque a Capua antica (attuale S. Maria Capua Vetere) verso la seconda metà del settimo secolo. Eletto vescovo di quella città, per le sue eccelse virtù, fu ben presto preso di mira da uomini perversi, che lo calunniarono e lo perseguitarono. Messo in un sacco di cuoio fu gettato in mare, ma il Signore lo salvò e per questo delitto, punì la città di Capua antica con siccità e mortalità. I capuani, pentiti, implorarono il perdono di del Santo, che non mancò di esaudirli e di pregare per loro. Subito una pioggia consolatrice irrorò la città, portando via ogni malanno. Il Santo, dopo questa grande prova, si mosse da Capua antica, e passando per l’attuale Sala, si fermò a Casola, per costruirvi un eremo. Iniziò il lavoro a cui diede un contributo fondamentale – secondo la leggenda – un lupo ammansito che aiutava il Santo trasportando le pietre di tufo. Qui visse per dieci anni in penitenza e in santità. La sua cella divenne ben presto centro di preghiera e meta di pellegrini, che vi accorrevano da ogni parte, per ricevere grazie e consigli dal Santo Eremita. Successivamente si ritirò a Montevergine, dove edificò una chiesetta in onore della Madonna, con accanto una celletta per il suo giaciglio. Ivi morì il 16-17 di uno dei primi anni dell’ottavo secolo. Le sue spoglie furono donate, come detto, alla città di Catanzaro dal Papa Callisto II nel 1121.
Arcidiocesi Metropolita Catanzaro – Squillace
Arcivescovo: S.E. Rev.ma Mons. Claudio Maniago
Sede della Curia: Via dell’Arcivescovado, 13 – 88100 Catanzaro (CZ) –
Tel. 0961.721333 – 0961.721335
E-mail: segreteria@diocesicatanzarosquillace.it
L’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace (in latino: Archidioecesis Catacensis-Squillacensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica appartenente alla Regione ecclesiastica Calabria. La diocesi di Catanzaro fu eretta nel 1121, ricavandone il territorio dalla diocesi di Squillace. La primitiva sede della diocesi sembra sia stata la località Tres Tabernae da dove i vescovi, dopo il saccheggio ad opera dei Saraceni, fuggirono per rifugiarsi a Catanzaro. Nel 2006 contava 199.000 battezzati su 237.000 abitanti. È attualmente retta dall’Arcivescovo Vincenzo Bertolone S.d.P. L’Arcidiocesi comprende parte della provincia di Catanzaro. Sede arcivescovile è la città di Catanzaro, dove si trova la Cattedrale di Santa Maria Assunta e dei Santi Pietro e Paolo. A Squillace si trova la Concattedrale di Santa Maria Assunta. Il territorio è suddiviso in 122 parrocchie.
Web: http://www.diocesicatanzarosquillace.it